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Alessandro Chelli si è laureato in Scienze Geologiche all’Università degli Studi di Pisa il 28 Giugno 1996. Nel periodo 1996-1997 ha svolto attività di ricerca come collaboratore esterno presso l’ex-Istituto di Geofisica & Ambiente Marino del Consorzio Universitario della Spezia (oggi INGV-Sede distaccata di Porto Venere, SP). Nel 1998 è risultato vincitore di uno dei posti messi a concorso per il di Dottorato di Ricerca in “Geologia Applicata, Geomorfologia e Idrogeologia”, XIII ciclo, con sede presso l’Università degli Studi di Perugia. La ricerca di dottorato è stata focalizzata sullo studio di grandi frane presenti all’interno del bacino idrografico del Fiume Magra, nell’Appennino settentrionale. Lo scopo della ricerca è stato quello di giungere, attraverso i casi di studio, ad un approfondimento su tipologie, fattori predisponenti, cause ed evoluzione temporale delle grandi frane presenti all’interno del territorio esaminato. Il 20 Dicembre 2001 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca.
Tra 1° novembre 2000 e 31 ottobre 2004 è stato Assegnista di Ricerca presso l’Università degli Studi di Parma Lo scopo principale della sua attività in questo periodo è stato lo studio della morfogenesi relitta glaciale e periglaciale presente nei settori parmense e reggiano dell’Appennino settentrionale. In dettaglio, l’attività è stata focalizzata sullo studio dei depositi di versante relitti che si sono sviluppati in concomitanza dei periodi di tempo caratterizzati da basse temperature nel corso dei quali c’è stato anche lo sviluppo degli antichi ghiacciai pleistocenici, come quello della Val Parma. Questa attività è stata svolta anche nell’ambito di un Gruppo di Lavoro creato sotto l’egida dell’Associazione Italiana di Geografia Fisica e Geomorfologia (AIGEO) dal titolo “La diffusione dell’ambiente morfoclimatico periglaciale nelle catene montuose italiane sulla base dello studio delle forme relitte”, la cui attività si è protratta dal 2002 al 2005. Nell’ambito di questo gruppo di lavoro, del quale Alessandro Chelli è stato uno dei promotori, sono venute a crearsi, sul tema di ricerca, collaborazioni e sinergie con colleghi di altre università e istituti di ricerca italiani.
Nel biennio 2002-2003 Alessandro Chelli ha partecipato al progetto PRIN2002 dal titolo “Cambiamenti climatici tardo-quaternari e instabilità dei versanti nell’Appennino settentrionale” (Prot. n. 2002047817_003; Coordinatore Scientifico Prof. Mauro Soldati UNIMORE).
Dal 2004 al 2007 è stato prima collaboratore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse (Pisa)-CNR (Contratto: Prot. AMM/02/2083, 2/11/2004) per “Studi geomorfologici nella Provincia di Pisa” e poi contrattista del Consorzio Pisa Ricerche soc. cons. a r.l. (Contratto del 15/01/2005; Prot. n. 06/34, 15/01/2006; Prot. n. 06/90, 15/07/2006) nell’ambito del progetto di ricerca “Rilevamento geomorfologico, fotointerpretazione e restituzione cartografica della piana di Marina di Campo e del versante sud-orientale del Monte Capanne (Isola d’Elba), nell’ambito del programma PIC INTERREG III A-Analisi integrata del sistema costiero: aspetti geomorfologici, climatici, vegetazionali e antropici. Studi empirici nei litorali della Provincia di Livorno e Corsica (A.I.S.C.)” dove. Oltre a quelli indicati sopra, Alesssandro Chelli è stato titolare di diversi contratti e borse stipulati nell’ambito di progetti e convenzioni di ricerca svolti presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Pisa.
Il 1° Agosto 2007, Alessandro Chelli ha preso servizio come ricercatore per il SSD GEO 04-Geografia Fisica e Geomorfologia, presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Parma, afferendo al Dipartimento di Scienze della Terra.

L’attività di ricerca di Alessandro Chelli è attestata da oltre 70 tra lavori a stampa su riviste nazionali e internazionali e atti di congressi, riassunti e carte geomorfologiche ed è focalizzata su quattro temi principali:
-lo studio dell’evoluzione delle piane costiere della Liguria orientale, con particolare attenzione per la dinamica dovuta alle variazioni oloceniche del livello del mare e per la posizione, in rapporto agli insediamenti, della linea di riva di età romana;
-lo studio geomorfologico e morfodinamico delle coste rocciose del Tirreno settentrionale e del Mar Ligure, con particolare riguardo per lo sviluppo e l’evoluzione di piattaforme litoranee;
-lo studio, con approccio geoarcheologico, dei rapporti tra le variazioni ambientali e la frequentazione umana di età romana nelle piane costiere della Liguria orientale;
-lo studio delle grandi frane e delle deformazioni gravitative profonde di versante (DGPV) nell’Appennino settentrionale e nelle Alpi liguri, con approfondimenti sulle relazioni tra questi fenomeni e i caratteri geologici e tettonici dell’area.
-rilevamento e cartografia geomorfologica.

Nell’ambito dello studio delle piane costiere, l’attività di ricerca è focalizzata sulla ricostruzione della loro evoluzione con particolare attenzione per i cambiamenti avvenuti nel corso dell’Olocene in rapporto con le variazioni relative del livello del mare. L’attività di ricerca è svolta, attualmente, nelle piane costiere della Liguria orientale. In particolare, lo studio delle variazioni occorse alla piana costiera del Fiume Magra, al confine tra le regioni Liguria e Toscana, ha portato all’individuazione di un sistema di cordoni litoranei cha ha determinato, a partire da circa 6000 anni BP, lo sviluppo di lagune, successivamente evolutesi in stagni costieri e paludi, nell’ambito della progressiva progradazione della piana in rapporto con la risalita relativa del livello del mare successiva al picco della trasgressione olocenica. L’analisi geomorfologica e la lettura delle stratigrafie hanno permesso l’individuazione di una serie di indicatori geologici e archeologici del livello del mare che hanno consentito di ricostruire, per quest’area, la prima curva di risalita relativa presentata al 85° Congresso Nazionale della Società Geologica Italiana (6-8 settembre 2010, Pisa). Questa attività di ricerca è condotta in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Pisa (Prof. Marta Pappalardo), la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria (Genova) (Dott.ssa Lucia A. Gervasini) e il Dipartimento di Geografia dell’Università di Colonia (Germania) (Prof. Helmut Brückner).

Lo studio geomorfologico e morfodinamico delle coste rocciose del Tirreno settentrionale e del Mar Ligure è partito con la realizzazione del rilevamento geomorfologico, condotto nell’ambito di alcune tesi di dottorato e diverse tesi di laurea svolte presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Pisa, per alcune delle quali Alessandro Chelli ha avuto il ruolo di correlatore. In particolare, l’attività di ricerca e supervisione è stata svolta nell’area del Golfo della Spezia, nell’estrema costa ligure di levante. A seguito dell’attività di rilevamento è stato possibile realizzare un approfondimento sulle grotte carsiche che si aprono lungo la costa delle tre isole antistanti il golfo spezzino (Palmaria, Tino e Tinetto) con particolare riguardo per l’individuazione e lo studio dei paleo-livelli di carsificazione, come possibili indicatori di antiche linee di riva. E’ stato, inoltre, intrapreso lo studio delle piattaforme litorali presenti lungo le coste rocciose dell’area indicata, il cui scopo è quello di mettere in luce il peso relativo che i processi di alterazione delle rocce e quelli dovuti alla dinamica litorale (ondazione, marea) hanno nel modellamento. In particolare la ricerca ha permesso, fino ad ora, di valutare in modo semiquantitativo il ruolo relativo che litologia e alterazione bio-chimica hanno avuto e hanno ancora, nello sviluppo di piattaforme litorali mediterranee e di sottolineare come, nella maggior parte di casi trattati, esse siano, nelle condizioni meteo-climatiche attuali, forme di smantellamento, espressione di morfologie ereditate da stazionamenti del livello del mare in posizioni differenti da quella attuale. Questa attività di ricerca è condotta in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Pisa (Prof. Marta Pappalardo) e ENEA Santa Teresa-Pozzuolo di Lerici, La Spezia (Dott.ssa Federica G. Pannacciulli).

L’attività di ricerca svolta in ambito geoarcheologico, dedicata allo studio dei rapporti tra variazioni ambientali e frequentazione umana di età romana nelle piane costiere della Liguria orientale, ha prodotto, nell’ambito della determinazione della paleogeografia della piana costiera del Fiume Magra, la ricostruzione dell’assetto geomorfologico dell’area circostante la colonia romana di Luni antica, con lo scopo di individuare la linea di riva all’epoca di frequentazione della città e dare indicazioni sulle possibili ubicazioni del Porto di Luni, la cui esistenza è stata tramandata dalle fonti storiche. In particolare, l’esame dei rapporti tra la paleogeografia dell’area e le strutture antropiche, hanno consentito di circoscrivere la possibile presenza di approdi in due porzioni circoscritte della piana, poste rispettivamente a ovest e a sud delle mura della città di Luni. Anche questa attività di ricerca è condotta in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Pisa (Prof. Marta Pappalardo), la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria (Genova) (Dott.ssa Lucia A. Gervasini) e il Dipartimento di Geografia dell’Università di Colonia (Germania) (Prof. Helmut Brückner).

Nell’ambito della ricerca che ha come oggetto lo studio delle frane e della dinamica dei versanti, Alessandro Chelli ha realizzato il rilevamento e l’approntamento delle carte geomorfologiche e la stesura delle relative schede illustrative, per le frane incluse nell’Atlante dei Centri Abitati Instabili della Provincia di Imperia e per una decina di casi dell’Atlante dei Centri Abitati Instabili della Provincia di Genova. Il lavoro è stato eseguito nell’ambito delle attività dell’unità operativa n. 13 (Pisa) (Resp. Prof. Paolo Roberto Federici) del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche del CNR, Linea 2-Previsione e prevenzione degli eventi franosi a grande rischio.
Alessandro Chelli conduce, inoltre, in collaborazione con i colleghi dell’Università di Parma (Prof. Claudio Tellini, Dott. Paolo Vescovi) e di Torino (Dott. Giuseppe Mandrone), un’attività di ricerca inerente le frane e la franosità dell’Appennino emiliano, che ha portato all’illustrazione dei caratteri morfologici e del modello geologico di diversi fenomeni franosio tra i quali, di recente, la frana di Signatico in Val Parma.
Il tema dei rapporti tra le grandi frane e le DGPV, da una parte, e i caratteri geologici del substrato dall’altra, è stato intrapreso recentissimamente in collaborazione con i colleghi dell’Università di Parma e del Settore Pianificazione Territoriale della Provincia di Parma (Dott. Geol. Andrea Ruffini) attraverso lo svolgimento di tesi di laurea, delle quali Alessandro Chelli è stato relatore, che hanno prodotto una pubblicazione presentata al Second World Landslide Forum, tenutosi a Roma dal 3 al 7 Ottobre 2011 e attualmente in stampa sulla rivista Landslides. Sono state messe in evidenza, nell’area compresa tra i bacini dei fiumi Secchia e Taro, le relazioni spaziali tra grandi frane, DGPV e alcune ampie antiformi costituitesi nelle fasi tardive di strutturazione della catena appenninica, permettendo di ipotizzare, almeno per una parte dei fenomeni franosi, una relazione causale con le grandi strutture tettoniche, sulla quale si sta indagando con casi di studio specifici.

Alessandro Chelli è membro dell’Associazione Italiana di Geografia Fisica e Geomorfologia (AIGEO), della Società Toscana di Scienze Naturali (STSN) e del Working Group on Rock Coast Geomorphology del International Association of Geomorphologists (IAG).
Dall’anno accademico 2000-2001 fino al 2003-2004 ha svolto attività di supporto alla didattica degli insegnamenti ufficiali di Geomorfologia, Geomorfologia Applicata e Rilevamento geologico-tecnico della Facoltà di Scienze MM, FF, NN dell’Università degli Studi di Parma, impegnandosi in seminari, esercitazioni e escursioni sul terreno. Nell’anno accademico 2004-2005 è stato Professore a contratto per attività didattica integrativa nell’ambito degli insegnamenti di Esercitazioni di Geomorfologia e Metodologie di rilevamento di grandi corpi di frana nell’Appennino settentrionale e nell’anno accademico 2005-2006 ha ricoperto il medesimo incarico per l’insegnamento di Geomorfologia.
Alessandro Chelli svolge la sua attività didattica presso la Facolta di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Parma, nell’ambito dei corsi di laurea e laurea magistrale di Scienze geologiche e di Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e le sue Risorse. E’ stato affidatario dell’insegnamento di Geologia ambientale per gli anni accademici 2007-2008 e 2008-2009. Dall’anno accademico 2007-2008 è affidatario di Geomorfologia applicata e per l’anno accademico 2009-2010 anche del modulo di Geomorfologia applicata 2 (3CFU) nell’ambito dell’insegnamento Argille e loro applicazioni. Dal 2011-2012 è Docente affidatario dell’insegnamento di Geomorfologia.
Nel corso della sua attività è stato relatore o correlatore di circa una quindicina tra tesi di laurea e di laurea magistrale in Scienze Geologiche e Scienze Naturali; dal 2008 fa parte del Collegio dei Docenti del Dottorato in Scienze della Terra dell'Università di Parma.

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